Si, ho parlato delle detrazioni IRPEF e della deduzione IRES già in altre interviste. Si tratta di un argomento importante che può essere approfondito leggendo questa guida. E’ un valido aiuto per orientarsi nel mondo fiscale, ma è necessario affidarsi sempre ad un commercialista esperto in startup innovative per avere una consulenza in linea con le proprie esigenze.
Certo, questo perché, a differenza delle altre tipologie di imprese, la startup non ha un business model definito, ma nasce nell’incertezza. Solitamente, chi avvia un’impresa di questo tipo lo fa perché pensa di avere un’idea innovativa rispetto ai competitors, ma non si hanno tutte le informazioni giuste per capire se poi davvero sarà cosi. Ovvero, se il mercato è pronto ad accogliere la nostra proposta e se questa produce realmente reddito.
La validazione di una startup è un processo fondamentale che può essere fatto solo affidandosi a un commercialista esperto. E’ necessario infatti condurre una precisa attività di raccolta e analisi dei dati secondo basi di statistica, matematica, economia, finanza e data analysis, senza dimenticare il marketing.
La procedura di validation startup è un svolta secondo un metodo scientifico e permette di far capire all’aspirante imprenditore se, al termine del processo di confutazione delle ipotesi, è conveniente comunque aprire la startup.
Come commercialista esperta in startup ho realizzato una guida alla validazione, ma che non si può sostituire assolutamente alla consulenza di un professionista.
Tutto il lavoro di pianificazione fiscale, finanziaria e di validazione fiscale viene riassunto in un documento fondamentale per la futura vita della startup. Si tratta del Business Plan, che è preferibile sia certificato da
un revisore legale dei conti e che deve seguire precise regole contabili.
Il Business Plan è un documento che serve sia ai dirigenti dell’azienda come strumento operativo, ma è utile anche agli investitori per l’aumento del capitale sociale o per eventuali finanziamenti a debito.
Ogni Business Plan si compone di due parti, una puramente descrittiva e l’altra analitica-numerica. Nella prima parte viene esplicitata la sintesi del progetto imprenditoriale e quindi la proposta di valore dell’azienda, viene poi presentato il team evidenziando i ruoli chiave e le competenze, mentre viene anche descritto il mercato e le prospettive che l’impresa ha di fronte. Ad esempio, considerando il mercato potenziale viene analizzato il tasso di crescita atteso e si fa anche un’analisi della concorrenza rendendo chiaro perché la mission della startup dovrebbe essere vincente rispetto le altre attività dei competitors.
Non manca poi la sezione relativa al patrimonio tecnico e industriale, come eventuali brevetti o privative e ovviamente le previsioni economiche.
Invece, la parte numerica del Business Plan si focalizza sulle proiezioni per i successivi cinque anni sulla base di quanto spiegato nella parte descrittiva.
Al Business Plan, quindi, si allegherà il conto economico, lo Stato patrimoniale, cash flow e costi fissi, come quelli della struttura, ad esempio, ma anche immobilizzazioni materiali e immateriali, costi variabili e le proiezioni delle vendite.
Se c’è una parola chiave per i Business Plan è sicuramente “prudenza”. Questo vuol dire non sottovalutare costi ed imprevisti. Infatti, il Business Plan è un documento chiave che descrive l’attività e i primi 5 anni di vita dell’azienda. meglio occuparsi di questo documento quando i business angels e finanziatori vari hanno già abbracciato l’idea di finanziare la startup e, per la sua redazione, è assolutamente necessario affidarsi a un commercialista esperto in start up innovative.
Il discorso è che, in generale, gli aiuti non sono agevolabili, ma esiste un’eccezione. Infatti, facendo riferimento al Decreto 25 febbraio 2016, l’agevolabilità è ammessa solo nel caso in cui vengano soddisfatte cumulativamente alcune condizione previste dal Regolamento UE n. 651/2014 (art. 21, par. 6):
Ecco perché è bene che il Business Plan sia strutturato in un certo modo e preveda, già alla partenza, la possibilità di ulteriori investimenti. L’unico modo, è quello di farsi seguire da un commercialista esperto in startup innovative.
Esattamente! Solo in questo modo sarà possibile evitare errori irreparabili. E questo vale anche se nel team della startup c’è già un commercialista, perché presentarsi sui mercati, in banca o da business angels con un Business Plan certificato da un revisore legale dei conti, che certifica l’esistenza di una traction e di un processo di validazione scientifico, è tutta un’altra cosa.
Certo, purtroppo più volte mi sono trovata in questa situazione. Molte più di quelle che mi sarei aspettata. Il
Business Plan non è certificabile quando quello che ti presentano davanti è evidentemente il desiderio dei fondatori e non ha alcun riferimento, invece, con i dati oggettivi.
Queste risposte ci fanno capire subito come sia importante per i fondatori di una startup confrontarsi subito con i numeri e avvalersi di un commercialista esperto che metta subito in evidenza tutti i punti deboli di una startup innovativa.
Natalina Gatti, commercialista e revisore contabile, si occupa da molto tempo di startup innovative ed ha un’ottima esperienza per guidare questa tipologie di aziende verso il successo.
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